Modellismo militare

Cesare Artoni - Ardito

17.06.2011 21:37

 

Gli Arditi di Acireale – seconda parte

Cesare ARTONI ed i suoi Arditi Nuotatori - SICILIA, 31 luglio 1943

Un grande contributo alla conoscenza degli Arditi in Sicilia ci viene da Salvatore Paci che con un bel libro ci racconta le vicende del Tenente Cesare Artoni e della “missione impossibile” realizzata dalla sua pattuglia di Arditi Nuotatori.

Il 26 aprile 1942 (!) lo Stato Maggiore dell’Esercito decide di costituire un battaglione di Arditi da usare in azioni di Commandos dietro le linee nemiche. Tutti volontari, fisicamente preparati e fortemente motivati saranno comandati da ufficiali superdecorati e che abbiano dimostrato “sul campo … e non sulle poltrone!” le loro qualità di comando.
Vengono formate 3 compagnie da 100 uomini, ciascuna con le sue caratteristiche specifiche, una di PARACADUTISTI, una di NUOTATORI ed una di CAMIONETTISTI. Ogni compagnia è divisa in 10 pattuglie da 10 uomini, tutte al comando di un ufficiale ed in grado di lavorare autonomamente. Stiamo quindi parlando di 30 nuclei operativi distinti, pronti ad effettuare azioni spettacolari, spericolate e fortemente dimostrative, che col loro valore possano infondere coraggio ed entusiasmo negli italiani tutti.
Il 20 agosto 1942 viene costituito il II° battaglione che insieme al I° formerà il X° Reggimento Arditi (Deposito 82° Regg. Fanteria); nel febbraio 1943 sarà poi formato un terzo battaglione.

Nel maggio 1943, in previsione di uno sbarco anglo-americano, il II° battaglione viene inviato in Sicilia ad Acireale: la 113° compagnia in centro (Villa Comunale), la 112° compagnia “Nuotatori” nella frazione sottostante di S. Maria La Scala (sul mare) e la 120° compagnia “Speciale” nella vicina Capo Mulini (sempre sul mare).

A partire dal 10 luglio, giorno dell’INVASIONE anglo americana, le varie pattuglie vengono impiegate in azioni anti-commandos. Il 13 luglio catturano 20 paracadutisti nemici che erano stati lanciati nei pressi di Acireale. Nella notte tra il 14 ed il 15 luglio vengono chiamati dai tedeschi a riprendere il Ponte di Primosole sul Simeto, l’azione che li renderà famosi! Una cinquantina di Arditi, al comando del Capitano Paradisi, lanciate le camionette a tutta velocità attraversano il ponte sparando all’impazzata, sorprendendo il nemico e ricacciandolo alcuni chilometri più a sud, sulle alture del Bivio Jazzotto. Ponte che sarà poi tenuto per parecchi giorni ancora e che insieme alle difese del Fossato Buttaceto (invalicabili), impediranno agli inglesi l’ingresso a Catania fino al giorno del ripiegamento italo tedesco. Da qui parte il nuovo racconto di Paci, che aggiunge un altro tassello “documentato” alla storia di questi reparti.

Siamo alla fine di luglio e proprio mentre si combatte quella che da Montgomery verrà definita “la battaglia più dura di Sicilia”, ovvero la “mattanza” che si tenne tra il fiume Simeto ed il Fossato Buttaceto alle porte di Catania (una striscia di terreno devastato, dilaniato ed estirpato dai bombardamenti, su cui per un bel pezzo “non crescerà l’erba”), i tedeschi chiedono agli Arditi di effettuare un’azione spettacolare e dimostrativa oltre le linee inglesi. L’azione dovrà svolgersi alle spalle degli invasori, cercando di colpirne magazzini di munizioni o di carburante che esplodendo possano creare scompiglio e terrore nelle file dell’esercito anglo-americano. Il blitz avrà successo, creando l’effetto sperato ed alleggerendo la pressione inglese alle porte di Catania che di fatto risulterà poi ridursi ad un’attesa del ripiegamento italo-tedesco.

Per questa “Missione Impossibile” viene scelta la IV° pattuglia Arditi NUOTATORI, comandata dal tenente Cesare Artoni, nativo di Augusta, che quindi conosce bene quei luoghi.

Artoni ha 33 anni, figlio di un ufficiale dell’Esercito, partecipa alla Guerra civile in Spagna, in cui viene nominato comandante di un plotone mitraglieri. Ferito al petto da un proiettile che gli perfora il torace e che, uscito dalla schiena, spezza la gamba ad un suo uomo, ordina di non curarsi di lui ma di continuare il combattimento. Per questo comportamento verrà decorato con Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Richiamato in servizio con lo scoppio della guerra, viene nominato Tenente e mandato a Pachino per seguire la preparazione delle opere difensive, proprio con quel 243° battaglione costiero che sosterrà da solo l’impressionante urto nel giorno dello sbarco. Ma lui si annoia a scavare trincee e saputo della costituzione del corpo Arditi chiede di farne parte.

La missione spettacolare che ora gli viene prospettata è proprio quello che lui cerca: l’occasione di riscattare gli “augustani” da quella macchia abnormemente vergognosa che si sono visti cadere addosso, a seguito dell’abbandono e della distruzione delle batterie costiere della Piazzaforte di Augusta, “senza sparare un colpo”, ed ancora prima che un solo inglese si vedesse all’orizzonte. Vicenda questa che a tutt’oggi risulta ancora ben lungi dall’essere chiarita.

Ma veniamo ai fatti: la sera del 30 luglio 1943 la pattuglia di Arditi Nuotatori salpa da Giardini (Giardini Naxos – Albergo Nazarò) su tre mezzi d’assalto della Regia Marina, scortati da tre motosiluranti al comando del C.V. Lenzi. Dopo una navigazione tranquilla arrivano in vista della costa augustana, a sud di Brucoli, dopo Capo Campolato. I dieci uomini salgono su due canotti e nel buio fitto raggiungono silenziosamente la riva. Purtroppo la corrente li spinge lontano dal punto designato ed un canotto si fracassa contro gli scogli. Portano a terra il materiale rimasto ma non riescono a recuperare il canotto sano, che se ne va portato dalle onde, insieme ai 3 piccioni viaggiatori che sarebbero serviti ad inviare informazioni. Sono soli, fradici, dietro le linee nemiche e senza mezzi per la fuga. Vedono una grotta e vi si infilano dentro, trovandola però piena di gente sfollata da Augusta. Scambiandoli per militari sbandati gli sfollati forniscono utili informazioni sulla posizione degli inglesi e sulle migliori strade da seguire.

La pattuglia si sistema in assetto da marcia e con fare marziale sfila sotto il naso di un accampamento inglese, di una batteria antiaerea ed infine di alcuni grossi depositi di munizioni e carburante. Il buio della notte confonde le sagome agli inglesi che li scambiano per commilitoni (cosa accaduta spesso in tutti i fronti di guerra). Artoni memorizza gli obiettivi e dopo 5 km di marcia raggiunge la sua casa di campagna in contrada Celona. I familiari di Artoni nascondono gli Arditi nella legnaia, dove resteranno a riposare per tutto il giorno mentre lui, in abiti civili, incontrerà alcuni amici ed ottenute le informazioni sulla presenza inglese nella zona risolverà il problema del rientro trovando una barca.

Alla sera, verso le 22 la pattuglia giunge nelle vicinanze dei depositi visti il giorno precedente, sistema di nascosto le cariche di esplosivo strisciando sotto il naso delle sentinelle dandosi poi appuntamento alla barca. Arrivano tutti incolumi, ma … nella barca non ci sono i remi. Eppure bisogna scappare perché è già passata la mezzanotte e tra poco le cariche esploderanno; staccano allora delle assi dalle panche e remano con quelle. Inoltre la barca è vecchia ed in secca da molto tempo, per cui comincia a filtrare acqua. Alle ore 01:30 quando si trovano già al largo, in direzione di Catania (in mano agli italiani) odono un grande boato che diventa poi un incendio spaventoso: la missione ha avuto esito positivo!

La notte passa remando, ma alle 8 di mattina del 1° agosto gli Arditi sono ancora alla foce del Simeto, la barca è lenta e la salvezza non è ancora raggiunta. Gettano le divise e nudi vengono scambiati per pescatori da un aereo inglese che li sorvola. Si alza un forte vento contrario che li spinge indietro e non riescono ad avanzare. Ad un certo punto gli avamposti inglesi sul fiume Simeto li scoprono e cominciano a farli tiro di mortaio. Gli Arditi sono costretti a buttarsi in acqua e distanziarsi l’uno dall’altro per sfuggire al fuoco nemico, anche un nuovo aereo che li sorvola comincia a sparargli contro. Artoni ordina allora di tentare di raggiungere la riva a nuoto, verso le postazioni italiane. Grazie ai duri mesi di addestramento precedente, ce la faranno tutti, davanti agli occhi increduli dei fanti del 372° battaglione costiero che tiene quel settore, ma proprio dopo aver toccato terra, stanco e distrutto dalla fatica, Artoni viene colpito alla testa da una scheggia di mortaio e tornerà ferito a S. Maria La Scala.

La fortuna aiuta gli audaci, ma anche la preparazione, l’addestramento, la volontà.

Il Quartier Generale di Montgomery è stato colpito di sorpresa, dove mai avrebbe pensato, e sebbene i danni siano stati alla fine irrilevanti, vista l’enormità di disponibilità di risorse anglo-americane, questa azione ha il sapore della beffa, dello schiaffo dato dal moscerino all’elefante. Di fatto però l’avanzata inglese verso Catania prima e verso Messina poi, si limiterà ad una semplice attesa della ritirata italo tedesca.

Il 13 agosto il battaglione viene traghettato in Calabria e trasferito a Roma. L’8 settembre le compagnie 111° e 122° proteggeranno la fuga del re opponendosi ai tedeschi. Le altre compagnie si divideranno, chi salendo a Vercelli entrando poi nella divisione S. Marco dell’ RSI, chi nell’Esercito del Sud. Ma la storia del X° Reggimento Arditi finisce lì.

Artoni intanto viene ricoverato in ospedale, prima a Messina e poi in Piemonte. Dopo varie vicende decide infine di tornare a casa. Nel 1950 gli viene confermata la Medaglia d’Argento per l’epica impresa, già proposta sul campo al ritorno dalla missione, e nel 1992 a titolo d’onore è nominato tenente colonnello. Morirà nel marzo del 1997.

LA PATTUGLIA di Cesare ARTONI – Arditi Nuotatori - SICILIA, 31 luglio 1943
Cesare Artoni (Tenente Com.te – Medaglia d’Argento), Salvatore De Filippis (Sergente – Medaglia d’Argento), Tommaso Cortese (Cap. Maggiore – M. di Bronzo), Guido Giordano (Caporale - M. di Bronzo), Alfredo Stanzani (Ardito - M. di Bronzo), Dino Sacchetto (Ardito - M. di Bronzo), Giuseppe Pietrazzo (Ardito - M. di Bronzo), Mario Vanacore (Ardito - M. di Bronzo), Mario Chirico (Ardito - M. di Bronzo), Giovanni Dato (Ardito - M. di Bronzo).


 

BIBLIOGRAFIA:
La Missione di Cesare Artoni e i suoi Arditi ad Augusta nel 1943 – di Salvatore Paci
I Reparti Speciali Italiani nella Seconda Guerra Mondiale – di Longo L.F.
Lo sbarco e la difesa della Sicilia – di Emilio Faldella
Il X° Reggimento Arditi – di U. Postiglioni

 

Lesse e scrisse per voi,

Lorenzo Bovi - lobox@libero.it

 

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