Modellismo militare

I tedeschi ad Acireale - Intervista al Barone Pennisi

11.05.2010 20:20

 

I tedeschi ad Acireale


 

Assai raramente capita di incontrare persone così disponibili, gentili, vivaci intellettualmente, ... affascinanti; non saprei come altro descrivere il barone Gianni Pennisi, pittore di fama internazionale, figlio di quel barone Agostino Pennisi di Floristella che tanto diede alla sua Acireale. Considero le due ore di intervista che mi ha dedicato, insieme agli squisiti piatti preparati dalla moglie, un dono prezioso, uno di quei momenti che vanno al di là delle parole. Grazie.
 

Intervista al barone Gianni Pennisi di Floristella
 

I tedeschi ad Acireale nella seconda guerra mondiale


 

Gianni Pennisi: "Il Castello Scammacca di Acireale fu costruito da mio bisnonno Agostino, ai primi dell'ottocento, non come casa d'abitazione, ma con l'idea di farne un centro culturale. Un luogo d'incontro nel quale organizzare eventi e mostre, dotato di libreria e biblioteca, che potesse anche dare il giusto spazio alla famosissima Collezione Numismatica che era riuscito a raccogliere (anche con le mitiche aste internazionali) e che oggi si trova alla Regione a Siracusa. Mio nonno chiamò il castello "Scammacca" in onore al vecchio proprietario dei terreni sul quale sorge, il barone Scammacca. La proprietà arrivava fino al mare, ed anche dove c'era il Pastificio Leonardi (oggi albergo) era terra sua. Quando venne costruita la ferrovia Messina-Catania la proprietà fu tagliata in due ed il barone fece costruire un tunnel sottopasso che gli permetteva di raggiungere le terre al di là dei binari. La mia famiglia abitava invece nel palazzo Pennisi di Floristella, sito in P.zza Vigo ad Acireale, di fianco a San Sebastiano. Eravamo 9 figli, 5 maschi e 4 femmine, siamo rimasti solo in 4 e di questi io sono il più vecchio; mia madre era la baronessa Agata Pennisi di Floristella.

Mio padre, Agostino Pennisi (anche mio figlio si chiama Agostino, mentre mio nonno era Salvatore), usava il castello solo nei periodi estivi; ci trasferivamo tutti al castello verso settembre, quando tornavamo dal mare, e ci restavamo un paio di mesi. Capitava invece tutto l'anno di andarci a giocare a tennis, perchè c'era il campo.


 

L'arrivo dei tedeschi


 

Nel 1939 o '40, comunque prima che l'Italia entrasse in guerra, i tedeschi si accordarono direttamente con mio padre per avere in affitto il castello (non so se pagassero un canone o se si trattava di una specie di requisizione, come sarà molto più usuale durante la guerra per tutti gli alloggi alle truppe). I tedeschi cercavano una base in Sicilia da utilizzare come luogo di riferimento e "rappresentanza", ed in effetti il castello servì particolarmente a questo, almeno nei primi anni. Vi si incontravano spesso ufficiali e generali, c'erano spettacoli e concerti, ai quali noi eravamo sempre invitati. Passarono da lì moltissimi personaggi famosi, tra i quali i generali Rommel e Von Ribbentropp. In modo particolare veniva curato il giardino, che era tenuto in maniera eccelsa, grazie ad un gruppo di soldati "giardinieri" sempre al lavoro, visto che le visite importanti erano continue; altro settore di spicco fu la cucina, ovviamente anch'essa all'altezza della situazione. Arrivava tutto da fuori, non c'era scambio con la popolazione, erano totalmente isolati dalla vita del paese.

Il castello fungeva da base, ma non c'erano cannoni né carri armati, solo auto, moto, camerieri, giardinieri e cuochi. Possiamo dire che il castello fosse una specie di "alto comando" in cui riposarsi e gestire i movimenti. I rapporti con la cittadinanza erano buoni, i tedeschi si comportavano da signori.

Le cose cambiarono ovviamente con l'inizio della guerra. Nel 1941, con l'arrivo della Luftwaffe a Catania, Fontanarossa e Gerbini (dove c’era un vecchio aeroporto militare italiano che i tedeschi avevano subito ingrandito), venne chiesto a mio padre di trovare un capannone vicino al castello, da usare come officina.

Il luogo scelto fu un enorme magazzino (sito nelle campagne dietro il castello, verso l'Etna) dove aveva sede la nostra "Società Enologica", nel nome della quale già mio nonno produceva vino. Il grande capannone venne usato per effettuare manutenzioni, riparazioni e revisioni dei motori degli aerei tedeschi, sia provenienti dalla Sicilia che dall'Africa. Gli inglesi, che erano evidentemente a conoscenza dell'esistenza di questa grande officina, cercarono più volte di bombardarla dal cielo, senza riuscire a trovarla (i raid aerei nelle campagne tra il Castello Scammacca ed Aci Platani furono numerosi). Ci provarono anche dal mare, con le navi al largo di Acireale, ma i colpi, sfiorando il castello (che non era il vero obiettivo), non riuscirono mai a colpirla.


 

In quegli anni ho conosciuto ad Acireale diversi soldati tedeschi, anche perchè io, che avevo la bambinaia tedesca, parlavo allora più tedesco che italiano (avevo 13/14 anni); mio padre conosceva invece il francese. Mi ricordo ad esempio di due piloti di Cicogna (piccolo aereo tedesco da ricognizione) che avevano base a Taormina (n.d.r. ricordiamo che all'Excelsior di Taormina aveva sede il comando tedesco e che spesso Kesserling vi soggiornava, lì o al San Domenico). Va detto che comunque molti tedeschi parlavano la nostra lingua, come ad esempio il Tenente Giese (era di Koln/Colonia) che parlava perfettamente in italiano. Mi ricordo anche del Generale Alfred Bulowius che soggiornò ad Acireale.


 

Il Castello Scammacca fu anche una base di controllo radiofonico aereo (non ricordo antenne particolari) e di collegamento con l’Africa. Mi ricordo ad esempio di quando passarono i carri armati per andare in Libia. Rommel dormì due notti al castello – io me lo ricordo benissimo, era piccolino - non c’era la litoranea ed i carri passarono dentro Acireale; erano enormi (le torrette arrivavano al balcone di casa mia in via Ruggero Settimo) ed il loro passaggio durò per più giorni, scendendo da San Salvatore fino in piazza Duomo e poi avanti per Catania.

Mi ricordo anche del passaggio dei carri armati tedeschi nei giorni della ritirata, mentre non ricordo di aver mai visto carri armati italiani. Mi raccontarono di un carro armato tedesco che bloccò gli inglesi per alcuni giorni, spostandosi continuamente tra San Salvatore e la Villa Belvedere e sparando ora di qua ora di là (n.d.r. vedi "la battaglia di Acireale"). A Messina c'erano zattere grandissime per traghettare, che erano state portate dai tedeschi già la prima volta in cui andarono in Africa.


 

La partenza


 

I tedeschi lasciarono il Castello Scammacca pochi giorni prima dell'arrivo degli inglesi, anche se i reparti germanici in ritirata continuarono a presidiare Acireale. Sparirono dalla notte alla mattina. Incendiarono il grande capannone officina, mentre lasciarono tutto intatto al castello. Alcuni acesi, appena si accorsero che il castello era stato smobilitato, entrarono e saccheggiarono il possibile, sfasciando tutto. I tedeschi avevano utilizzato il tunnel/sottopasso che portava al pastificio come garage e deposito carburante tenendoci fusti di benzina, moto, sidecar e camionette. Anche l'incendio a questi depositi venne appiccato l'indomani della fuga dei tedeschi (n.d.r. potrebbero essere stati in questo caso quelli di presidio, per non lasciare nulla al nemico).


 

Nei giorni dello sbarco io mi trovavo con la famiglia a Pozzillo. Nostro padre ci aveva prima nascosti in una sua proprietà verso l'Etna, ma, accortosi della presenza di cannoni tedeschi e di depositi di carburanti, ritenne più intelligente portarci alla casa al mare. Mi ricordo di aver visto da lì abbattere un aereo bimotore inglese (il pilota era canadese). Un capitano dell'esercito italiano, che comandava un gruppo di vecchi soldati, partì, prese il pilota e lo portò ad Acireale.

Ma il ricordo più nitido che ho è di quando arrivarono a Pozzillo gli inglesi (non ricordo carri armati ma solo truppe). Alcuni ufficiali piazzarono le tende sulla terrazza di casa nostra. Uno di questi ufficiali (che parlava siciliano) mi fece anche stringere la mano a Montgomery (un duro senza sangue), presentandomelo mentre lo stava accompagnando con una jeep. Questi inglesi restarono a casa mia per almeno un mesetto, mangiando e dormendo con noi, e ci accorgemmo che capivano e parlavano siciliano perchè un giorno ad uno di loro, davanti ad un piatto di ceci, scappò la parola "ohh ciceri ciceri". Erano probabilmente venuti a "spiarci" per vedere com'era la situazione, visto che poi a mio padre chiesero di fare da Sindaco ad Acireale. Mio padre accettò, ma rispose che prima di tutto gli dovevano restituire due cose che gli erano state da loro requisite: la macchina Lancia Artema ed il ... cavallo!


 

Fine intervista al barone Gianni Pennisi di Floristella

Lorenzo Bovi


 

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Conclusioni:


 

Acireale fu un punto di riferimento tedesco in Sicilia. Non solo il Castello Scammacca ma tutta la città divenne un grande albergo per militari ed anche i tedeschi ne usufruirono occupando diverse abitazioni (prima del '43 pagavano l'affitto). Pare che in una stanza sopra la Porta Gusmana ci sia in uno specchio ancora un foro di proiettile sparato da un loro ufficiale. Nel 1942 il Comando dell'Aeronautica di Catania effettuò la requisizione di un palazzo in Corso Umberto appartenente alla famiglia Floristella per destinarlo ai tedeschi, forse al generale Alfred Bulowius di cui si parla anche nel libro "Un posto tranquillo", (di questo abbiamo diversi documenti a proposito di una serie di chiavi mai restituite). Rimane poi il famosissimo Seminario Estivo di S. Maria Ammalati che venne subito utilizzato come ospedale militare germanico, in cui curare e far riposare i loro piloti feriti, e che finì subito su Signal e sulle varie riviste in Germania. Ci sono poi tutte le varie sedi delle postazioni flak antiaeree, come Belfrontizio ed il comando di Aci Castello, situato in una delle prime villette sul mare, da dove i tedeschi controllava la famosa postazione quadrinata flak vierling antiaerea posta davanti ai faraglioni. Questi militari venivano a fare la spesa al mercato di Acireale e l'avvocato Trovato ricorda ancora di quando andò nella loro sede a trovarli e delle foto di aerei che gli vennero regalate (bruciate poi dalla madre all'arrivo degli inglesi). Tutta la costa ionica ospitava i "teutonici": Catania, Acitrezza, Acireale, Taormina e poi su fino a Messina.

In generale i rapporti con gli italiani furono buoni, anche se abbiamo notizie di scaramucce giovanili avute con i nostri, si racconta in particolare di una scazzottata tra tedeschi e "Bersaglieri", a proposito di un certo "coccodeee!" poco gradito ai nostri "piumati", ah ah ah. Ma è normale che così fossero.

Quindi, sebbene la ricerca storica sia resa difficile dalla segretezza in cui venivano tenute le informazioni in tempo di guerra (perfino il Daily Mirror, commentando la foto dei primi tedeschi giunti in Sicilia (era Acireale) si chiedeva a quale gruppo della Luftwaffe appartenessero), i documenti ci dicono che Acireale fu sede di Comando Tedesco, certamente di Giese della Kriegsberichter, certamente di Prellberg e della Flak in generale (vedi altri articoli su Acireale). Ma il vero motivo della segretezza in cui veniva tenuta l'area acese fu sicuramente la presenza della grande officina che effettuava la manutenzione degli aerei tedeschi, più volte bombardata senza successo.

Lorenzo Bovi

 


 


 


 

 


 


 


 


 

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